venerdì 18 settembre 2009

עשרת ימי תשובה ‘Asseret Yemè Teshuvàh

Gli ‘asseret Yemè Teshuvàh עשרת ימי תשובה ~ dieci giorni penitenziali sono i 10 giorni che intercorrono tra Rosh Ha-Shanàh e Yom Ha-Kippurim (rispettivamente l’1-2 di Tishrè e il 10 di Tishrè).
Sono chiamati in questo modo per un motivo molto semplice.
Questo periodo, nel caso in cui non si sia fatto ancora Teshuvàh per eventuali peccati commessi, è quello maggiormente indicato, poichè HQB"H IS"L facilita il processo.
Questo non significa che solo in tali giorni è possibile fare teshuvàh; al contrario significa che ogni momento è idoneo a questa prassi, ma che ci sono tali giorni per risvegliarci su tale argomento.
Sappiamo che nei giorni di Rosh Ha-Shanàh il mondo e i suoi abitanti vengono giudicati per tutto l’anno successivo, e la prima scadenza del giudizio, il giorno della חתימה chatimàh ~ n.l. “sigillo / conferma”, è il giorno di Yom Ha-Kippurim.
In questi giorni tra le due festività abbiamo la possibilità, grazie alla forza della תשובה Teshuvàh ~ ritorno verso HQB”H, di rompere eventuali cattivi decreti che sono stati stabiliti relativamente il nostro futuro dell’anno a venire.
Per questo motivo sono anche conosciuti come Yamim Noraim ימים נוראים ~ giorni terribili: in tali giorni si ha la possibilità di sconvolgere tutto ciò che accadrà nell’anno successivo, nel bene e nel meglio.
In מסכת massechet ~ trattato di Rosh Ha-Shanàh si spiega che ci sono 3 categorie di persone: (1) gli צדיקים גמורים tzaddikim ghemurim ~ n.l. i giusti “fino all’ultimo”, (2) i רשעים גמורים resha’im ghemurim ~ n.l. i malvagi “fino all’ultimo” e (3) i בינונים benonim ~ “medi”.
Le prime due categorie vengono giudicate e confermate immediatamente il giorno di Rosh Ha-Shanàh, in base alla loro posizione. La terza categoria, alla quale appartiene gran parte dell’umanità, viene giudicata a Rosh Ha-Shanàh anch’essa, ma gli viene dato un “secondo appello” a Yom Ha-Kippurim, entro il quale hanno la possibilità di dimostrare che il loro atteggiamento è cambiato.
Il Rambam nelle Hilchot De’ot spiega che lo צדיק tzaddik ~ n.l. giusto s’identifica come un individuo che ha più mizwot che עברות ‘averot ~ trasgressioni, mentre il רשע rash’a ~ malvagio è colui che ha più ‘averot che mizwot, i benonim invece hanno le due categorie uguali. In tal caso ci si può chiedere com’è possibile che siano uguali?
Bisogna quindi sapere che il “conto” divino del valore delle singole mizwot e delle singole ‘averot, non è pubblicamente conosciuto, ma varia da persona a persona, a seconda della difficoltà che una persona ha a compiere determinate azioni, in base a quello che ha la potenzialità di fare. Per fare un esempio pratico: c’è la mitzwàh del ma’asser cioè di dare una decima dei propri guadagni a talmidè chakhamim e yeshivot [Non solo, in genere a fine di mitzwàh, ma bisogna sapere cosa rientra in questa categoria, poiché non con tutte le mizwot si applica il principio. In questi due casi succitati, sicuramente si è compiuto.]. Se una persona guadagna 1.000 e dà 100 è sicuramente preferibile di chi guadagna 10.000 e dà 900, nonostante quantitativamente abbia dato di più. Il problema maggiore sta nello stabilire in questo caso quanto sia il “guadagno”, poiché non è semplice che una persona comprenda a fondo fino a che punto possa arrivare. Singolarmente abbiamo delle potenzialità che sono straordinarie, che spesso non sappiamo neanche riconoscere, semplicemente perché trascurate o, peggio, perché addirittura considerati come difetti dalla società che ci circonda, cosa sempre più frequente.
Un esempio: secondo la Toràh HaQedoshàh è un ottimo atteggiamento l’accettare il giudizio Divino che ha provocato un torto nei suoi confronti come espiazione delle sue colpe [nel caso in cui ovviamente la cosa non provochi חילול השם chillul hashem - n.l. sconsacrazione del nome Divino; in tal caso è vietato stare in silenzio, ma persino in condizioni particolarmente scomode è necessario rispondere.]; al contrario presso la società che ci circonda, quando si subisce un torto è bene arrabbiarsi per i torti, ribellarsi, fare causa, fare il possibile per rendere nota la questione a tutti i (non) interessati.
In particolare nell’ambiente in cui ci troviamo per comprendere a fondo come comportarci è necessario sapere come è bene comportarci; ma questo non basta: dobbiamo capire anche il perché è meglio tale comportamento. Questo ci viene insegnato in particolare nei libri di Mussar, termine solitamente tradotto abbastanza approssimativamente come etica.
L’applicazione di questi insegnamenti indubbiamente ci porta a fare Teshuvàh, poiché comprendiamo come e perché è meglio comportarci “bene”, secondo le regole di HQB”H IS”L, e di conseguenza le applichiamo.
In particolare in questo periodo è bene aumentare lo studio di questi testi rispetto all’obbligo vigente nel resto dell’anno di almeno una decina di minuti. Consigliato particolarmente dal Rosh è l’Iggheret ha-Teshuvàh di Rabbenu Yonàh di Girona.

E’ necessario stare molto attenti alle proprie azioni, ricordando che ogni giorno di questa settimana (da צום tzom ~ digiuno di Ghedaliàh alla vigilia di Yom Ha-Kippurim) ha la possibilità di sistemare tutti i corrispondenti giorni della settimana dell’anno.

E’ bene aggiungere Teffillot e Tachanunim in questi giorni, in particolare sotto forma di Selichot.

La ברכת הלבנה birkat HaLevanàh ~ benedizione alla luna (nuova) è bene farla dopo Yom Ha-Kippurim, anche se c’è chi usa farla durante questi giorni. C’è su cosa appoggiarsi anche per questo uso.

In questi giorni è bene stare attenti ad applicare le mizwot in maniera più rigorosa; in particolare i nostri chakhamim Z”L hanno stabilito il divieto assoluto di mangiare in questi giorni pane prodotto da גוים gojim ~ n.l. non ebrei, nonostante durante l’anno ci siano delle facilitazioni, a condizione necessaria e non sufficiente che gli ingredienti utilizzati siano totalmente kasher e che non ci siano problemi nell’utilizzo del forno che può essere utilizzato contemporaneamente per alimenti non kasher. In questi giorni è possibile mangiare al minimo afiat yisrael cioè pane prodotto da non ebrei nella quale degli ebrei hanno partecipato alla procedura di cottura. Questo a posteriori, a priori bisognerebbe farlo fare da ebrei.

[1] Fonti sull’argomento sono principalmente: Torat Hamo’adim “Yamim Noraim” = TH1; (Shulchan Aruch volume) Orach Chajim = O.C., (volume) Yorè De’a = YD; Mishnàh Beruràh = MB.

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