Questa settimana (Parashat Shemot) parte una serie di settimane chiamate Shovavim T”T שובבים ת"ת. Questo nome è l’acronimo delle parashot lette in queste settimane; nell’ordine: Shemot, Vaerà, Bo, Beshallach, Itrò, Mishpatim, Terumàh e Tezzavè.
Qual è l’importanza di tutto ciò? Ci sono vari מנהגים minhaghim ~ usi legati a queste settimane. Sono settimane dedicate alla Teshuvàh in generale, e più in particolare indicate per la correzione di determinati tipi di peccati. Per esempio, Maran Ha-Chidàh (Rabbenu Chajim Yossef David Azulai ז"ל) nel ציפורן שמיר Tzipporen Shamir (6.94) riporta che il minhag in Italia era di digiunare tutti i lunedì e i giovedì di questo periodo. Secondo Rabbenu Ha-Ari-zal, inoltre, bisognerebbe riuscire a fissarsi un periodo equivalente a 84 giorni di digiuno.
Il minhag di digiunare era ampiamente presente in tutti i luoghi abitati da ebrei.
Attualmente molti posseqim (tra di loro Rav Ovadiàh Yossef Shalità) dicono che piuttosto di fare un digiuno fisico, è molto meglio aumentare lo studio della Toràh Ha-Qedoshàh, e il dare Tzedaqàh.
[In particolare è possibile effettuare un pidjion ta’anit, cioè riscatto del digiuno, dando in tzedaqàh la somma equivalente ad un pasto, che equivale secondo molte opinioni a 4 ka-betzim di pane, quindi circa 216 grammi di pane – cfr. טהרת הקדש Taharat Ha-Qodesh di Rav Aharon ראטה ז"ל]
[I calcoli su come raggiungere la quota degli 84 digiuni sono vari, e gli interessati possono controllare in varie fonti, tra cui la terza parte del testo קרנות צדיקQarnot Zaddiq, scritto da uno dei maestri di Rabbenu Yossef Chajim ז"ל (il Ben Ish Chai), Rabbenu Eliahu Mani ז"ל. In particolare ivi (1-14). Se qualcuno volesse digiunare si ricordi di fare a minchàh del giorno precedente la ricezione del digiuno (stampato nei siddurim) e stia attento che il digiuno non porti a lui disturbo nelle questioni di studio di Toràh, di insegnamento (in tal caso il digiunante è chiamato peccatore), o anche nelle questioni di lavoro perché potrebbe arrivare a non lavorare come si deve causa la debolezza, trasgredendo al divieto di לא תגנובו “Lo Tignovu” ~ “Non rubate” (Vayqrà, Qedoshim 19,11), non essendo questo un digiuno tra quelli obbligatori.]
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