Cosa può fare quindi una persona che ha un motivo valido per non recitare il tachanun quando capita in un pubblico che lo recita o viceversa? Il problema principale consiste nel divieto di לא תתגודדו “lo titgodedu” ~ non creare “fazioni”, di cui una fa una cosa e l’altra no, concetto che vale quando nello stesso luogo ci sono diversi minhaghim (sempre, solo e strettamente basati sull’Halachàh, altrimenti non sono da considerarsi minhaghim) che vanno in contrasto. Questo divieto segue particolari regole a seconda della situazione, dell’uso particolare e della questione. Nel caso particolare: se è possibile (nei giorni in cui si dovrebbe leggere il tachanun) convincere in modo pacato il pubblico a leggerlo si proceda; nel caso invece, come nella maggior parte dei casi, si rischi una ‘rivolta’ non si cominci neanche a discutere poiché inutile, ma si seguano le istruzioni seguenti; ciò in particolare perché bisogna quanto più evitare le machloqot, specie se non portano nessuna conseguenza pratica.
In questo caso cito testualmente il PT [131:8]: “Se prega in un minjian in cui usano recitarlo, dica con loro anche il Viddui e le 13 Middot; chi invece usa recitarlo e prega in un minjian in cui usano non recitarlo, lo dica in privato בצנעא Bezin’à (senza farsi notare) cioè sottovoce, senza colpirsi il petto e recitando le 13 middot con i ta’amim (melodie) come se leggesse la Toràh”[così conclude anche il OL2 (9:2)].
Chi quindi recita il tachanun in un luogo dove non usano recitarlo segue le stesse regole di chi recita il Tachanun ביחיד beyachid ~ da solo (senza minjian) seguendo quindi le seguenti regole: il primo “Vay’avor” (quello presente tutti i giorni) può essere letto solo se si legge con i ta’amim. I successivi invece, beyachid non si leggono, ma si interrompe prima, appena lette le parole שהודעת לעניו מקדם “shehod’ata le’anav miqedem”[C’è da segnalare che nel OL2 9:1 non interpreta come di seguito le parole del BIC, bensì sostiene che si ferma qui.]. A quel punto è bene continuare nella lettura (solo a mente) fino al termine del “Vay’avor”. C’è anche chi ritiene che sia bene leggere al posto di questi “Vay’avor” la traduzione in aramaico di Onqelos, trovabile nel chumash seguito da una particolare teffillàh. Per completezza ne riporto qui il testo [BIC Ki Tissàh 1,9]:
(traduzione di Onqelos)ואעבר ה' שכנתיה על אפוהי, וקרא ה' ה' אלהא רחמנא וחננא, מרחיק רגז, ומסגי למעבד טבוון וקשוט, נטר טיבו לאלי דרין, שביק לעווין ולמרוד ולחובין, סלח לדתייבין לאוריתיה
(Teffillàh)אנא ה' אל חי תספיק לנו שפע אור וברכה חן וחסד ורחמים ואומץ, נא ה' אל פודה, עטרנו שמחנו
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